Storia
Facciata
Secolo
XIII
Frazione di secolo
Fine del XIII secolo
Data (fondazione)
9 luglio 1297
Utilizzazione
Monastero certosino
Attività (uso attuale)
Edificio di culto aperto al pubblico
Uso storico
Edificio di culto e Monastero certosino
Annotazioni/Descrizione
Storia
Si ipotizza che la chiesa di San Bartolomeo della Certosa, ora quasi nascosta tra le case del quartiere di Rivarolo, venne fondata nel 1297 su terreni donati da Luchino Dinegro. Il complesso religioso iniziale, che ospitava sei monaci, comprendeva:
- il monastero;
- una chiesetta preesistente che oggi si identifica con la Cappella “delle Donne” o di San Bartolomeo;
- il chiostro a due loggiati, retrostante l'attuale chiesa, dove vi erano le celle dei monaci oggi mancante di uno dei lati.
La chiesa odierna venne iniziata nel XV secolo e successivamente, intorno alla prima metà del 1500, venne costruito il secondo chiostro davanti alla facciata. L' 8 settembre del 1563 la chiesa venne consacrata. Divenne chiesa parrocchiale e riaperta ai fedeli nel 1801 dopo che i monaci vennero costretti a lasciare il complesso monastico nel 1798. Le parti cinquecentesche e ottocentesche sono quanto rimane della chiesa originaria, infatti oggi si presenta fortemente restaurata. Questo restauro risale alla seconda metà del 1800 a opera di Maurizio Dufour.
Struttura architettonica
Pianta del complesso
Esterno
L'esterno si presenta poco leggibile a causa delle aggiunte fatte durante i restauri del 1800. Gli unici elementi esterni rimasti di epoca precedente sono:
- il campanile gotico;
- la parte esterna dell'abside;
- il tiburio ottagonale della cupola cinquecentesca;
- i due chiostri;
- la facciata ornata dal rosone e da una piccola bifora nel timpano.
Chiostro piccolo: Composto da due logge sovrapposte. Quella inferiore, fortemente gotica, è formata da grandi archi a sesto acuto che poggiano su pilastri in mattoni, mentre il secondo ordine è costituito da una serie di archi che poggiano su colonnine marmoree classicheggianti. Oggi le celle dei monaci, che si affacciavano su questo chiostro, sono andate distrutte e il loggiato è stato adibito ad abitazione privata ormai in forte deterioramento. L'intero chiostro ora lascia lo spazio ai giardini pubblici di Certosa.
Chiostro piccolo |
Entrata di una delle celle dei certosini nel Chiostro piccolo |
Chiostro grande: Si trova davanti alla facciata della chiesa. È di derivazione toscana databile intorno al XVI secolo. Presenta ampi archi a tutto sesto che poggiano su colonne che comunicano con il centro del chiostro, mentre la copertura è a campate e il pavimento è decorato da mosaici formati da ciottoli bianchi e neri. La datazione dell'intera struttura è incerta a causa delle date presenti sulle varie parti che la compongono. Il colonnato sembra appartenere al 1519 mentre alcuni mosaici al 1671. Ora l'intero chiostro è adibito a campo di calcio.
Chiostro grande |
Galleria del chiostro grande |
Ciottolato del chiostro grande |
Interno
Interno della chiesa
La pianta della chiesa si presenta ad una sola navata con forti caratteristiche gotiche. Ai lati dell'ingresso sono presenti due acquasantiere del XVI secolo, opera di Taddeo Carlone, composte da una piccola nicchia dalla quale emerge un angelo seduto che regge la conca. Sul lato sinistro tramite una porta si giunge al Battistero, attiguo alla chiesa, dove si può ammirare un grande rilievo marmoreo del XV secolo con Cristo e due Santi. Lungo la navata sono presenti due altari laterali addossati al muro, uno di fronte all’altro, del XVI secolo con due statue lignee: a sinistra il Crocefisso fra San Giovanni e la Madonna, e a destra Nostra Signora della Cintura. Proseguendo lungo la navata, prima del presbiterio, sul lato sinistro si trova il pulpito di marmo e sul lato destro il portale di accesso alla Cappella di San Bartolomeo, detta “delle Donne”. Il presbiterio è diviso dalla navata da una balaustra marmorea. L’intera chiesa è dominata dalla magnificenza dell’altare maggiore del XVII secolo sorretto da due angeli e decorato con marmi policromi culminante in un tempietto sormontato dalla croce. Dietro, nell’abside, si intravede il coro in noce e la tela di Giovanni Carlone, figlio di Taddeo, che rappresenta San Bartolomeo con due monaci certosini mentre ai lati dell’altare vi sono i due monumenti funebri al doge Ambrogio Dinegro e al figlio Orazio. Per quanto riguarda le volte, queste sono riccamente affrescate:
Volta dell'abside
- La volta dell’abside è frutto del restauro del XIX secolo e raffigura Gesù, San Giovanni Battista e Santi di Giovanni Thermignon;
Volta del presbiterio
- La volta del Presbiterio di Giovanni Carlone presenta al centro l’ottagono dove è raffigurato Dio circondato dagli Angeli e negli otto spicchi altri Angeli che tengono tra le mani gli strumenti della Passione (XVII secolo);
Pennacchio della cupola con uno dei volti dei Quattro Evangelisti
- La cupola di Francesco Semino è decorata a cassettoni e nei pennacchi sono raffigurati i quattro volti degli Evangelisti (XIX secolo);
Volta iniziale con i Quattro fondatori di ordini monastici
- La volta iniziale di Francesco Semino, è opera, anche essa, del restauro del XIX secolo e mostra i Quattro fondatori di ordini monastici, ossia San Benedetto, San Bruno, San Giovanni Gualberto e San Romualdo.
La Cappella di San Bartolomeo si trova sul lato destro della chiesa ed ha un’evidente struttura gotica. Gli affreschi nella volta, restaurati nel 1986, sono un opera di Giovanni Carlone e raffigurano le scene della vita di San Bartolomeo. Un’altra opera dell’artista che si trova nella Cappella è la tela con la Madonna di Loreto e quattro santi. Qui sono conservate altre due tele: il Compianto sul Cristo morto di Valerio Castello e la Lactatio di San Bernardo di Chiaravalle di un artista anonimo genovese del XVII secolo.
Portale della Cappella di San Bartolomeo |
Interno della Cappella |
Opere notevoli
Altre tele degne di nota sono:
- Certosini in preghiera davanti alla Madonna - di Raffaele Badaracco, sul lato sinistro all’inizio della navata (XVII secolo);
- San Brunone visitato da re Ruggero a Squillace - di Raffaele Badaracco, sul lato destro all’inizio della navata (XVII secolo);
- Madonna con bambino e santi - attribuibile forse all’autore genovese Bernardo Castello, nella Cappella di San Bartolomeo (1621);
- Deposizione - come la precedente si attribuisce con qualche incertezza a Bernardo Castello e si trova, anche essa, nella Cappella di San Bartolomeo (XVII secolo);
- Incoronazione di spine - posizionata nella Cappella di San Bartolomeo, la tela è di notevole interesse in quanto venne realizzata tra il 1605 e il 1610, periodo in cui Michelangelo Merisi di Caravaggio si trovava a Genova. L'opera venne scoperta da Piero Donati, direttore della soprintendenza per il patrimonio storico artistico della Liguria. Quest'opera è ritenuta una copia dell'Incoronazione di spine della Cassa di Risparmio di Prato dipinta da Caravaggio per Massimo Massimi, di cui esiste una seconda versione conservata al Kunsthistorisches Museum di Vienna. Dal confronto dei due quadri e dalla testimonianza di un documento, la tela sembra possa essere attribuita a Caravaggio.
Incoronazione di Caravaggio presso il Kunsthistorisches Museum di Vienna |
Copia dell'Incoronazione a Prato |
Copia dell'Incoronazione di spine presso la San Bartolomeo della Certosa |
Marmo tombale di Benedetto Dinegro
Nella sacrestia, invece, sono presenti vari marmi tombali tra i quali vi è quello rinascimentale di Benedetto Dinegro.
Meritano particolare menzione i due portali, ora conservati al Victoria and Albert Museum di Londra, che prima erano gli accessi alle due cappelle costruite nella seconda metà del XV secolo e demolite nel XIX secolo. L’autore di queste due opere si ipotizza possa essere Giovanni da Campione e sono una delle testimonianze del passaggio dal Tardo Medioevo al periodo rinascimentale. Le cappelle erano posizionate nei pressi del chiostro minore e una venne fatta costruire da Lazzaro Doria mentre l’altra da Giorgio Spinola.
Note
La scoperta della tela dell' Incoronazione di spine di Caravaggio è stata fatta nel 2006, dopo un restauro di otto anni eseguito all'Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Bibliografia
- C. Praga, Genova fuori le mura, Genova, Fratelli Frilli Editori, 2006;
- B. Ciliento, Rivarolo: San Bartolomeo della Certosa, Genova, Sagep, 1978;
- San Bartolomeo della Certosa 1297-1997, Genova Grafica Don Bosco, 1997;
- Guida d’Italia, Touring Club Italiano, Liguria, Milano, 1982.